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The neighborhood we worked on is a vital reality, but also very complex , which has 14.000 people and 115 ethnic groups.

The term community could be misleading because too often identifies ethnic or religious groups ; ” The mobile archive ” instead, suggests new interpretations , proposing a wider concept and current of community: a community of feeling, a community of passions, interests and desires … a community that is not ” given ” , but should be discovered, little by little.
We have decided to design a device that would allow us to know the area from the inside, an archive that can acquire directly the information, an archive that can wander through the streets and courtyards of San Salvario collecting evidence and the experience of people in all its forms ( texts, stories, recipes, stories, videos, drawings, sounds … ).
This contemporary ” urban collector ” must , on the one hand , being the guardian of the experiences of different communities of the district and on the other one, spread the valuable secrets to the urban space , to create new potential cross- communities .


Memento guardare al futuro … pensando al passato

Guardare al futuro non significa cancellare il passato: a volte un salto in avanti richiede una rincorsa lunga, che viene da lontano. La storia ancora ci parla, riaffiora nella nostra memoria quando meno ce l’aspettiamo e lascia traccia indelebile nei nostri ricordi. Ecco perché “Memento”.
Una porta laccata che ammicca alla contemporaneità, ma nasconde un’anima lignea che emerge, stratificata nella sua sezione, come un ricordo che riaffiora a poco a poco e sembra voler sussurrare racconti antichi. Forse vorrebbe svelare segreti rimasti intrappolati in chissà quale stanza e poi arrivati a lei, ultimo confine che li ha chiusi per sempre dietro (e dentro) di sé.“Memento” si apre su un ambiente piccolo, grande, colorato, bianchissimo, serio, spiritoso, sfacciato, elegante, minimale o barocco, ma forse, ogni volta, si apre su un mondo che riecheggia nella nostra mente. Un mondo vissuto o solo immaginato.
Un mondo che sempre ci accompagna, eredità di quella cultura – prossima e remota – a cui siamo debitori come civiltà, come uomini, come progettisti. E che, come sempre, basta “scavare” un po’ per ritrovare. Ecco dunque, possiamo lasciarci trasportare in questo viaggio nella storia, tra suggestioni di epoche tra loro lontanissime per stili, decori, gusti e materiali, ma ora apparentemente tutte così prossime a noi. Quasi felici di poter essere sfiorate, quasi… a portata di mano. “Memento” affianca questa matrice storica con una veste minimalista che si declina nella scelta della finitura (laccata), del colore (bianco), come nella smaterializzazione della maniglia (trasparente e formalmente neutra, un elemento “muto” che assecondi il racconto che già proviene dalla porta).
Dietro la facciata minimalista riaffiora un suggestivo racconto storico. Sotto la contemporaneità “superficiale” emerge la traccia di un passato più o meno lontano. Basta però girare la porta perché i termini si capovolgano e, di nuovo, passato e presente mischino le loro carte: il fronte e il retro della porta dialogano tra loro e loro con noi. La stratificazione che si legge sul fronte come sovrapposizione di materiali, colori e significati reconditi anticipa materiali, colori e significati che si troveranno poi sul retro. Quasi che il lato anteriore annunci al visitatore ignaro il suo lato posteriore, come se lo volesse avvertire del carattere di quell’ambiente in cui sta per entrare, in un richiamo diretto – simbolico e allusivo, ma evidente – tra le due diverse facce della stessa porta.
Qui, davvero, quello che tradizionalmente è soglia e confine riesce a farsi filtro, mettendo in comunicazione anche due interni dall’anima differente, due locali caratterizzati da uno spirito proprio, facendoli interagire. Sul retro il cromatismo e la matericità appena accennati sul fronte invadono l’intera porta, mentre la maniglia – pur mantenendo lo stesso linguaggio formale della sua corrispondente – riconquista corposità. Si propone così una porta con infinite varianti “già a catalogo”: è il “catalogo della storia”, riserva illimitata per reinterpretazioni che non fuggono dalla contemporaneità, ma vogliono farsi espressione della sua complessità, della sua stratificazione. Tutte queste infinite varianti sono ottenibili grazie a semplicissimi accorgimenti tecnici – piccoli interventi che non modificano la struttura né i dettagli esecutivi delle porte Dilà con telaio telescopico – ma ne modificano in modo essenziale la percezione e la coscienza.


” The first thing to understand is that the public peace — the sidewalk and street peace — of cities is not kept primarily by the police, necessary as police are. It is kept primarily by an intricate, almost unconscious, network of voluntary controls and standards among the people themselves, and enforced by the people themselves.”
(Jane Jacobs, Life and death of the great cities)

“The eye on the road” assumes a precious value of control and prevention for all the citizens: whether to denigrate it and to oppose it? Because to discourage this behaviour making to be ashamed who gladly this is assumed “ungrateful” performs, every day, also setting himself/herself/itself to shield of our defense?
The elderly ones, for leisure time and impossibilities to stir, love often to beware the world of their windows, often living “through” the others. That that is born after all as one them innocent mania could develop therefore an important social function, if only it was favored her/it instead of discouraging her/it.
… if there were only curtains to test of external looks that, “indiscreet”, they turn him I pour the house and they unmask the surprises “gentleman Fletcher”: curtains that allow to see without being seen, for “to discover” without being open.
An accessory for “spies” professionals, thought for the inhabitants of the house that also without owing to open her and without fearing for traitorous transparencies you/they can enjoy him/it “show” to them reserved.
To the traditional function of the curtains it adds therefore a new, that can cleverly be integrated in an aesthetical accattivante or traditional, hidden inside the plot of the fabric as in the texture of the sketch.


A wall paper that interacts with us and reconfigure each new passage.
A tennis court at our disposal to accommodate new challenges.
A wall that accomodates changing signs, geometries, colors … preserving between his plots strategies and ruses, disappointments and satisfactions of the past days.
A page of diary in giant scale, for experiences more and more stratified.
A map that tells great successes and little defeats.
Tracks that speak of us, and of a boring afternoon turned exciting.
A wall paper to find new friends, “killing” the time in the waiting room.
And when the background is brought to the foreground, the terms are reversed, the paradox takes shape, the real actors come on stage: the game becomes texture.
Illecit becomes aesthetics.


Una lampada che caratterizza l’ambiente con ironia e leggerezza, è un hobby che diventa arredo e un arredo che si fa gioco: è la classica canna da pesca, che ruota e si inclina assecondando ogni nostro gesto, e che accoglie la fonte luminosa come un terminale “fluttuante” nello spazio.
La struttura, con base in acciaio satinato e lucido, è di forma elementare perché il suo unico scopo è sorreggere la canna da pesca, permetterne i diversi movimenti, dare alloggio al trasformatore. E’ un supporto semplice che si “nasconde” nell’ambiente per esaltare il ruolo dell’indiscussa protagonista del progetto: una lampadina bianca che sale e ridiscende, si allunga o si protende verso di noi, estremità di una struttura in cui l’ “esca” è… pura luce.


Un pavimento diventa una cintura, un linoleum una pelle da indossare.Il “Pirellone” si offre al pubblico con una nuova restaurata veste, mentre la vecchia si scopre sorprendentemente alla moda…

“Giallo fantastico” si trasforma ironicamente e si presta a nuovi usi, per cinture sempre diverse, singoli frames di una matrice artistica più ampia. Perché un progetto ben riuscito funziona a tutte le scale…



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