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Partendo dal testo di Tiziano Scarpa “La vita non il mondo”, è stato chiesto agli studenti di estrapolare un tema per poi approfondirlo, usandolo come brief per la progettazione di un prodotto di industrial design.

Attraverso una prima fase di ricerca interdisciplinare, proseguendo con un vivace scambio di idee e suggestioni progettuali proprio dei brainstorming, gli studenti del corso sono infine giunti alla definizione di un prodotto personale, caratterizzato da una forte valenza innovativa; ne sono emerse proposte originali, a volte ironiche, persino seducenti, in altri casi provocatorie o “comunicative”,  ma comunque utili.

Si è cercato di guardare “il mondo delle cose” di traverso, sottosopra, per scoprire nuovi utilizzi o funzioni semplicemente nascoste, consapevoli che un oggetto muta con il tempo e nel tempo e, contemporaneamente, può cambiare la sua natura.

E’ una casa nella casa, come una matrioska che disvela sempre nuovi scenari man mano che se ne approfondisce la conoscenza.

Con l’arguzia e la precisione di un rinnovato “Good Design”, ma anche la freschezza e l’intelligenza di un nuovo “Cappuccetto bianco”, si è dunque chiesto agli studenti di avvicinarsi con coraggio ed un pochino di gioiosa impertinenza al mondo della progettazion.

Maurizio PerissinottoArpa laser: un’arpa perfettamente funzionante attraverso sensori che sostituiscono le tradizionali corde per un’armonia sempre più invisibile

Valeria Emmanuele, Candela del Prestigiatore: una candela metaforica, che mette in scena una continua trasposizione da cilindro a coniglio, per una candela dalla vita infinita

Silvia Mor, Coperta per barboni: una coperta personalizzabile sempre a portata di mano, facilmente trasportabile, in tessuto termico con tasche multiuso e frammenti narrativi (progetto fatto per e con loro)

Marianna Giudici, Fazzoletto promemoria: un fazzoletto ironico e giocoso che riporta un abaco di nodi per gli smemorati cronici

Riccardo Madini, Orologio meridiana: una scultura da tavolo che cela nella sua struttura un orologio-meridiana, l’ombra dell’ora proiettatasul tavolo è così un segreto che si disvela ciclicamente in un tempo senza ossessioni

Cecilia Castelli, Ombrello portaombrelli: un portaombrelli in ready-made, che si può realizzare con vecchi e consunti ombrelli o può essere venduto in una confezione regalo con istruzioni per l’uso cosicchè il portaombrelli può prestarsi a  sorpresa per riparare dagli scrosci improvvisi.

Elena Besozzi, Tappezzeria per bambini, una tappezzeria modulare per aiutare i più piccoli ad affrontare la paura del buio; una tappezzeria colorata e giocosa di giorno che nasconde tra i suoi ricami delle figure amiche che si disvelano al buio, grazie ad una vernice fluorescente


Scoprire gli alfabeti nascosti dentro gli alberi: svelare le storie contenute nelle loro fronde, visualizzare le foglie come astrazioni verbali, scrivere un ramo, leggere un fiore… Come Munari già ci insegnava, proveremo ad interpretare le varie piante come una libera moltiplicazione di lettere, in un proliferare di alberi-discorsi.

Ogni singola pianta analizzata, scomposta ed astratta, verrà realizzata fisicamente, in scala ridotta o reale, come semplice accostamento di lettere.

Sarà un “monumento alfabetico” all’albero che sarà, un monumento/espositore che ospiterà un vaso per la semina e conterrà anche una riflessione sulla pianta scelta (un “inno”, un ricordo, un omaggio personale).

Ne risulterà un “bosco” artificiale, concettuale, materico ma astratto, tangibile ma allusivo di molteplici significati, che per qualche giorno andrà a colonizzare Naba.

Un “bosco” per ora solo raccontato, in attesa di crescere negli anni…


Le cose dall’altro mondo sono visioni che ci appaiono nei territori spesso dimenticati del possibile immaginifico, sono spinte scanzionate alla quotidiana razionalità.  Sono sogni che ci visitano di giorno e  miraggi che alterano la percezione di uno spazio, dilatano la conoscenza fondata sull’abitudine verso nuove esperienze e memorie dei luoghi: sono immagini che aprono interi immaginari.

Sono incursioni a passi leggeri nella storia del Pigneto, interpretazioni ed estetizzazioni delle relazioni intrecciate da chi lo anima da sempre e da chi lo abita per una notte. Sono i contorni tratteggiati con ironia di nuove identità per oggetti abbandonati, sono inneschi per riflessioni e pensieri sulle tracce di improvvisi ricordi di una grande storia, o ancora baleni di un possibile futuro diverso.

Le cose dall’altro mondo sono idee che non risolvono i problemi, sono invece incursioni curiose tra le discipline della comunicazione e del progetto per regalare dei pensieri da condividere. Sono esperimenti per invertire le regole delle abitudini e delle solite prospettive, sono un percorso alternativo per diventare grandi tornando pern una volta piccoli.

Hanno partecipato al workshop:

Domenico Di Leo, Yoo Jaemin, Lucrezia Musmeci, Immacolata Notaro, Stefano DiDonato, Gianluca Perrone, Deniz Bakircioglu, Francesco M. De Besi, Paulina Kondo Garcia, Edi Solari, Ludovica Del Balso, Onofrio Giordano, Federico Marziali, Stefano Zingaro, Moreno Onori, Eunice Pastorelli, Andrea Salerno, Sonia D’Agostino, Matteo Toriello, Andrea Trisolini Longobardi, Luca Attilio Caizzi, Soosoo Jung, Erica Carol Tortora, Lorenza Cotellessa, Maia Guetta, Emanuel Marcial Ticarat, Filippo Caldarelli, Riccardo Guantario, Francesco Paolo Mollo.


C’era una volta il “Castello di Montegiardino”, un borgo incantato dove tutti vivevano felici, in un paesaggio cristallizzato tra passato e presente. Qui regnava una stra-ordinaria armonia, ma il magico equilibrio un giorno si ruppe: i bambini lasciarono il borgo e la valle rimase priva di echi di risate. Il castello a poco a poco andò in rovina, finché un prode e bellissimo Capitano decise di ripristinare gli antichi fasti.

Il bel Capitano dagli occhi azzurri chiamò a raccolta le più brillanti menti dei castelli ed organizzò una grande festa, che durò 6 giorni e 6 notti, in cui le persone rinnovarono lontane amicizie lavorando a progetti comuni. Così il vecchio terrazzo si popolò di panchine sentimentali per giovani innamorati; si progettarono scorci di cielo per dialoghi di sapori antichi; la banca decise di prestare nuovo tempo, e con il tempo si giocò per costruire luoghi di riflessioni immaginarie. Con l’avvicinarsi dell’inverno le nonne ripresero a fare la maglia e fecero un maglione grande come la piazza, per osservare al caldo la prima neve; fu allora che anche l’antichissimo olmo ricominciò a parlare e il castello governato dal suo Capitano riscoprì la sua magia…

e tutti vissero felici e contenti.


Il corso si propone di fornire i rudimenti di base sul progetto di prodotto, con particolare attenzione alla ricerca che ha contrassegnato il mondo del design dal secondo dopoguerra e alle più interessanti sperimentazioni contemporanee.

Lo scopo è fornire agli studenti gli adeguati strumenti critici, metodologici e conoscitivi per leggere la produzione di questi ultimi cinquant’anni, aumentando la consapevolezza con cui è possibile porsi nei confronti del progetto di industrial design così come le riviste, le aziende, i concorsi lo stanno attualmente proponendo.

Il corso sarà diviso in due moduli: una prima parte sarà dedicata all’illustrazione e all’analisi di casi studio significativi, una seconda parte del corso avrà invece un carattere più progettuale.

Il primo modulo fornirà il necessario substrato conoscitivo per introdurre gli studenti al tema del product design e sarà incentrato su alcuni progetti esemplari di maestri del design italiano, da Mangiarotti a Castiglioni, da Rosselli a Munari, da Morandini a Sottsass, da Mendini a Branzi.

Tra gli schizzi a scala urbana di piccoli edifici come enormi caffettiere di Aldo Rossi e il plastico in formaggio di Achille Castiglioni, fino agli schizzi espressivi e pittorici di Angelo Mangiarotti, sorprendentemente in scala e spesso già definiti anche nelle soluzioni tecniche di dettaglio, ci si addentrerà così in un viaggio variegato, che restituirà le poetiche dei più noti designers. L’obiettivo è fornire alcuni spunti storici, ma, contemporaneamente, guardare con attenzione alla contemporaneità, un orizzonte con cui gli studenti dovranno necessariamente confrontarsi.

Con l’arguzia e la precisione di un rinnovato “Good Design”, ma anche la freschezza e l’intelligenza di un nuovo “Cappuccetto bianco”, si chiederà dunque agli studenti di avvicinarsi in prima persona al mondo della progettazione.


La casaracconta chi siamo, come eravamo o potremmo essere: è un coacervo di oggetti a cui ci affezioniamo e che diventano parte della nostra storia, inconsapevoli attori di un romanzo in divenire. Perché un oggetto non è mai solo un mezzo, ma è simbolo e traccia di umori e amori diversi.

La casa animista è lo scrigno di questi oggetti-tesoro, è la proiezione mentale di una casa possibile, è un destino che ricorre e dà voce alle forme silenziose delle cose.

In un’installazione di luci e ombre lo sfondo è dato: è una grande “casa-armadio”, ma il contenuto della casa viene disegnato dai partecipanti, che vi proietteranno la silhouette di oggetti “in miniatura”… familiari, visionari, evocativi. Si tratta di stilizzare degli “oggetti in 5 cm” su piccoli vetrini e creare il cofanetto che li accoglie: uno scrigno-espositore da realizzare con fantasia, che protegga i segreti della propria casa immaginaria.


Il corso si svilupperà indagando l’architettura degli interni nelle sue molteplici sfaccettature, al fine di ampliare la formazione degli studenti e renderli più consapevoli nei confronti di una disciplina che sta acquistando sempre maggior importanza nel progetto contemporaneo.

L’analisi condotta sarà ad ampio spettro, spaziando dagli interni urbani agli interni residenziali, da quelli museali a quelli “temporanei”; il progetto di interni verrà così analizzato da diversi punti di vista, sottolineandone di volta in volta le motivazioni psichiche, letterarie, sociali, estetiche, tecniche e produttive oltre che, ovviamente, funzionali.

Pur nell’ampiezza dei riferimenti proposti, si individuano due chiavi di lettura trasversali che accomuneranno tutti i progetti che verranno esemplificati.

Innanzitutto il progetto verrà affrontato come rapporto uomo-spazio; la relazione tra uomo e architettura, tra spazio e comportamento, tra materiali e percezioni, tra tecnologia ed emozioni, tra funzionalità ed esperienze, rappresenta infatti ilfocusdi interesse privilegiato e specificodei progetti di interni. In quest’ottica la questione degli interni non esula dunque dal problema della forma, ma al contrario si manifesta come massima espressione delle relazioni che si instaurano tra forme e “vita”.

Il secondo tema trasversale alla riflessione che verrà condotta nel corso riguarda il rapporto dei luoghi e degli spazi con la “memoria” (intesa sia come valore astratto sia come “ricordo” anche non denunciato). La memoria in tutte le sue molteplici sfaccettature (memoria storica, psicologica, artistica, come traccia o come vincolo progettuale, come scopo o come modalità operativa) sarà dunque il “terreno” su cui ritrovare o sperimentare nuove relazioni emotive e psicologiche tra uomo e spazi di vita.

L’obiettivo è fornire agli studenti gli strumenti critici affinché alla fine del corso siano in grado di leggere le valenze progettuali in differenti contesti sociali e territoriali.

Il corso procederà tra lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche. Il tema dell’esercitazione, da declinare in base alle singole interpretazioni, è “dimenticare a memoria”. Questo neologismo di V. Agnetti, secondo cui “suonare è tacere, ricordare è dimenticare”, sarà il riferimento concettuale e metaprogettuale con cui confrontarsi.


Con questa iniziativa NABA (Nuova Accademia delle Belle Arti) di Milano vuole promuovere i progetti degli studenti del 3° anno del corso di Design, che nel precedente anno accademico hanno progettato e realizzato suggestivi libri per bambini.
Sono libri per bambini, ma contengono anche spunti di riflessione per gli adulti che in essi si possono specchiare; sono libri che raccontano a volte con leggerezza, a volta con ironia, a volte con malinconia o con rabbia dei personali “sentimenti progettuali”.
Come rappresentare uno stato d’animo tramite un oggetto, in questo caso un libro che si fa scrigno di un’emozione, è quindi il focus della mostra.
Visitandola e sfogliando le pagine dei vari testi verrete così guidati in un percorso “sentimentale”, non perché prevalga una visione romantica del progetto, ma perché vi troverete protagonisti di una sorta di gincana da capogiro tra i più diversi sentimenti rappresentati…


Il corso si svilupperà indagando l’architettura degli interni nelle sue molteplici sfaccettature, al fine di ampliare la formazione degli studenti e renderli più consapevoli nei confronti di una disciplina che sta acquistando sempre maggior importanza nel progetto contemporaneo, sottoposto a una crescente domanda di rifunzionalizzazione.L’analisi condotta sarà ad ampio spettro, spaziando dagli interni urbani agli interni residenziali, da quelli museali a quelli “temporanei”; il progetto di interni verrà così analizzato da diversi punti di vista, sottolineandone di volta in volta le motivazioni psichiche, letterarie, sociali, estetiche, tecniche e produttive oltre che, ovviamente, funzionali.

Pur nell’ampiezza dei riferimenti proposti, si individuano due chiavi di lettura trasversali che accomuneranno tutti i progetti che verranno esemplificati e guideranno la riflessione progettuale del corso.

Innanzitutto il progetto verrà affrontato come rapporto uomo-spazio; la relazione tra uomo e architettura, tra spazio e comportamento, tra materiali e percezioni, tra tecnologia ed emozioni, tra funzionalità ed esperienze, rappresenta infatti il focus di interesse privilegiato e specifico dei progetti di interni. In quest’ottica la questione degli interni non esula dunque dal problema della forma, ma al contrario si manifesta come massima espressione delle relazioni che si instaurano tra forme e “vita”.

Il secondo tema trasversale alla riflessione che verrà condotta nel corso e che, come un filo rosso, attraverserà l’intera indagine progettuale riguarda il rapporto dei luoghi e degli spazi con la “memoria” (intesa sia come valore astratto sia come “ricordo” anche non denunciato). La memoria in tutte le sue molteplici sfaccettature (memoria storica, psicologica, artistica, come traccia o come vincolo progettuale, come scopo o come modalità operativa) sarà dunque il “terreno” su cui ritrovare o sperimentare nuove relazioni emotive e psicologiche tra uomo e spazi di vita. Questo concetto sarà essenziale perché permetterà di muoversi con consapevolezza tra passato, presente e futuro.

Per facilitare una lettura così ampia e complessa del contesto progettuale si farà riferimento a diverse definizioni di “architettura di interni” che storicamente sono state proposte, negate, riaffermate o valorizzate. Parimenti verranno illustrati numerosi casi studio che dalla seconda metà del Novecento ad oggi hanno contrassegnato la ricerca architettonica e che forniranno un ricco corpus progettuale di riferimento.

L’obiettivo è fornire agli studenti gli strumenti critici affinché alla fine del corso siano in grado di leggere le valenze progettuali in differenti contesti sociali e territoriali. L’acquisizione di una maggior consapevolezza critica è infatti considerata condizione essenziale per sviluppare una maggior sensibilità progettuale.

Il corso procederà tra lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche: ogni studente dovrà svolgere una breve ricerca su un tema specifico che rappresenterà poi il corpus teorico su cui si fonderà la sua esercitazione progettuale. Il tema dell’esercitazione, da declinare in base alle singole interpretazioni, è “dimenticare a memoria”. Questo neologismo di V. Agnetti, secondo cui “suonare è tacere, ricordare è dimenticare”, sarà il riferimento concettuale e metaprogettuale con cui confrontarsi.

Il luogo su cui si svolgerà l’esercitazione sarà concordato con gli studenti e per seguirli nell’elaborazione dell’idea progettuale saranno effettuate revisioni scadenzate.

|||||||||Esercitazioni

|||||||||Conferenze

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La creatività come scambio, come strumento per pensare un mondo nuovo.

Un meccanismo per cambiare piccoli angoli ma grandi angolazioni: un modo per sovvertire, inventare, modificare, ricominciare. Guardare meglio e scoprire, da una prospettiva nuova, un mondo diverso. E’ il mondo che auspichiamo, ancora da costruire, dove il progetto è indispensabile per trasformare i vincoli in opportunità, per regalare una scappatoia anche quando tutto sembra definito ed immobile.

Inversione è la parola chiave di questo workshop: inversione delle regole, di ciò che sembra assodato, delle abitudini e delle prospettive. Scopriremo così che sotto l’asfalto si può trovare la spiaggia.

“Disegneremo” una nuova forma di reciprocità, un nuovo modo di comunicare, decisamente “low” ma intensamente “hard”. Regaleremo un sogno tramite un semplice segno, produrremo un’immagine e con questa un immaginario. Ipotizzeremo piccoli interventi che cambieranno la percezione, l’uso, la memoria di uno spazio.

Si creerà infine una mostra diffusa, facendo un esperimento concreto di “inversione urbana”. Sarà un tentativo per innescare una riflessione sotto casa, che magari ci accompagnerà fino a sera…



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