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Il design della tavola è una mise en place realizzata facendo tagliare degli scarti di marmette. I naturali resti delle lavorazioni lapidee offrono nuove opportunità funzionali, oltre che estetiche: semplicemente ri-assemblandoli e osservandoli con curiosità, senza preconcetti, si dona loro una nuova vita da spendere in un contesto differente.
In un’ottica di piena sostenibilità, infatti, un rifiuto ad oggi inutilizzato si presta facilmente per nuove reinterpretazioni che immaginiamo tutte legate alla sfera domestica. E’ così possibile ridonare dignità di prodotto finito ad un residuo di solito trascurato.
Letteralmente l’autoproduzione, intesa come produzione spontanea ed automatica, qui esprime la sua più intima natura: è la produzione tradizionale che, quasi senza filtro estetico o funzionale, “costruisce” i singoli pezzi di pietra da cui ripartire, ma è lo sguardo del designer che ne intuisce il “futuro” tratteggiando oggetti quotidiani, appoggiandosi alla maestria artigianale dell’azienda produttrice.


L’arte della tavola è una mise en place realizzata facendo tagliare un blocco di scarto di carotaggio. I naturali resti delle lavorazioni lapidee offrono nuove opportunità funzionali, oltre che estetiche: semplicemente ri-assemblandoli e osservandoli con curiosità, senza preconcetti, si dona loro una nuova vita da spendere in un contesto differente.
In un’ottica di piena sostenibilità, infatti, un rifiuto ad oggi inutilizzato si presta facilmente per nuove reinterpretazioni che immaginiamo tutte legate alla sfera domestica. E’ così possibile ridonare dignità di prodotto finito ad un residuo di solito trascurato.
Letteralmente l’autoproduzione, intesa come produzione spontanea ed automatica, qui esprime la sua più intima natura: è la produzione tradizionale che, quasi senza filtro estetico o funzionale, “costruisce” i singoli pezzi di pietra da cui ripartire, ma è lo sguardo del designer che ne intuisce il “futuro” tratteggiando oggetti quotidiani, appoggiandosi alla maestria artigianale dell’azienda produttrice.


Il workshop era pensato per far  costruire ai bambini una “favola illustrata” utilizzando esclusivamente il formaggio e ingredienti ad esso associabili; la favola sarà composta di 20 frame liberamente interscambiabili per creare infinite trame. Ogni partecipante doveva comporre su un “vassoio-quadro” la scena a lui affidata, che potrà essere degustata solo al termine dell’illustrazione dell’intera storia. Il risultato è stato un “aperitivo in favola”… o forse una “favola di aperitivo”…

 

LA FAVOLA PIÙ BUONA DI TUTTI I TEMPI…

C’era una volta un capitano molto coraggioso, che ai più è noto come “Capitan Formaggio”… Stanco dopo il tanto peregrinare, Capitan Formaggio decise di tornare nella sua accogliente casetta, immersa in un grande prato… In quel prato pieno di vita e di strani animali rari, persino le nuvole ogni tanto toccavano terra per partecipare alle feste… Su tutti regnavano loro: Capitan Formaggio e la Signora Mozzarella, che era da sempre un gran bocconcino… Capitan Formaggio e la Signora Mozzarella avevano arredato la loro casa ovviamente con gran gusto! Era un sovrapporsi infinito di cassetti diversi ed ogni cassetto nascondeva un segreto… Purtroppo però, tornato a casa Capitan Formaggio trovò solo la sua vecchia casa ormai a pezzi, il prato aveva lasciato spazio al deserto e un unico albero era sopravvissuto…Capitan Formaggio, sconfortato, si sedette su un grande masso e iniziò a osservare i granelli di sabbia del deserto, tutti uguali eppure tutti così diversi… Rimessosi in viaggio in cerca di risposte, Capitan Formaggio incontrò alla fermata del bus un tipo strano che si nascondeva da tutti quegli occhi che spuntavano dietro i cespugli… Tremolante e un po’ impaurito, il sig. Foraggio (la M ormai la usava solo come cappello) gli svelò il colpevole del disastro: Capitan Formaggio divenne nero di rabbia… era stato il Fantasma Formaggino! Un noto pirata con un occhio coperto dalle fette di prosciutto e una cicatrice sulla guancia che già raccontava tutto di lui. Aveva un unico punto debole: un grosso papion in cui nascondeva i ricordi della sua vita precedente… Purtroppo il Fantasma Formaggino aveva una fama molto nera… era una nuvola di cattivi pensieri che lo intrappolava e lo nascondeva!…Messosi sulle sue tracce, Capitan Formaggio finì sulla “luna formaggiosa”: un posto curioso dove andavano in esilio i cibi scaduti. Fu uno di loro, il Paffuto Pomodoro, a suggerirgli la via per raggiungerlo!…In un baleno Capitan Formaggio fu lì: era nascosto in un’alta torre, con una miriade di finestre tutte irregolari e una bandiera-fantasma che svettava… Tutto d’un tratto Capitan Formaggio e il Fantasma Formaggino si sono ritrovati opposti… e nel cielo subito sono stati “fuochi d’artificio”!…All’interno della torre la battaglia tra Capitan Formaggio e il Fantasma Formaggino è stata all’ultimo respiro, a colpi di taglieri e di grattugie… Fuori tutti tifavano per Capitan Formaggio. Persino il Gran Topolo, da sempre escluso dalle feste di corte, sperava nel suo ritorno… Il duello è stato lungo, ma il verdetto univoco: il Fantasma Formaggino era ridotto a squacquerone! Ed anche il suo vecchio mantello aveva ormai preso il volo diventando un aquilone… Il Capitan Formaggio era però davvero buono, lo sappiamo tutti: aveva un cuore talmente grande che sembrava spuntare da sotto le bretelle! E così risparmiò il Fantasma Formaggino… Sperando che anche lui potesse un giorno trovare la sua strada, se ne andò lasciando accanto allo squacquerone una grossa “valigia del buon augurio”… Mentre Capitan Formaggio, ricongiunto alla sua Mozzarella, dopo tanto tempo la riportò a casa trionfalmente in carrozza… E così, come in tutte le più “buone” favole, vissero tutti felici e contenti… con il Fantasma Formaggino che è poi diventato un attore famoso, protagonista di tante barzellette che ci hanno strappato un sorriso!

 

 

 


Dall’esperimento “Apparecchiare la città” presentato al Salone del Mobile di Milano nasce la prima collezione del marchio“Lago Maggiore Casalinghi”. Si tratta di una collezione realizzata non da un unico soggetto, ma da una più ampia rete di realtà produttive che rappresentano uno degli storici distretti industriali Italiani. La collettiva, infatti, è stata disegnata da Ghigos Ideas per una serie di aziende di un comparto storico, quello del casalingo, che per la prima volta hanno fatto sistema collaborando insieme ad un progetto unitario, per diffondere un marchio che raccoglie l’eccellenza del settore e promuove il distretto sui mercati internazionali. Ora Lago Maggiore Casalinghi e Ghigos Ideas presentano ufficialmente sul mercato la collezione “Apparecchiare la città” durante la Fiera Ambiente di Francoforte, per continuare il processo di promozione e diffusione di questa operazione innovativa. L’allestimento proporrà ai visitatori una curiosa città di oggetti, un paesaggio “a portata di mano”, una serie di tavoli come isole abitate che accolgono come emergenze degli iconici oggetti-monumento (o sono forse edifici in miniatura?) in uncontinuo gioco di rimandi tra scale diverse: architettura e design, dimensione urbana e domestica, valore allestitivo eculinario.Nello sky-line dei tavoli “urbanizzati” svettano così piatti come case, pentole che simulano piazze o macinapepe che appaiono grattacieli contemporanei dai prospetti sfaccettati. Basta ora osservare una saliera per scoprirla “abitata”…E’ il punto di vista che cambia la realtà e ci fa sperimentare una surreale passeggiata tra gli oggetti, che perdono così la loro valenza puramente funzionale e si scoprono “altro”: sono parti di un mondo solo apparentemente paradossale e diventano scrigno delle nostre emozioni. Non ancora consumatori, non solo possessori, ci ritroviamo così custodi di simulacri che definiscono un nuovo orizzonte urbano e gastronomico.


Il tagliere da soffritto che non ti toglie il sorriso

In questa terza versione il tagliere propone una serie di leggere conche che, all’occasione, si possono “allagare” in modo che la lama della mezzaluna, appena inumidita, annulli il potere lacrimogeno delle cipolle.
Pur nella sua semplicità è un tagliere ottimista, perché davvero ti “ruba” le lacrime!


Il tagliere riga-gnocchi… dalla matrice contadina

Una texture a rilievo rimanda a sistemi di campi arati: è un disegno allegorico, un ordito che allude alle diverse lavorazioni della terra e che qui assume un valore anche funzionale.
Il bassorilievo, infatti, serve per incidere la superficie dei gnocchi e della pasta, donandogli “righe” personalizzate.


Il tagliere da formaggi per “scalate” culinarie

Un ceppo che accoglie i coltelli da formaggio è integrato al tagliere, ora “elevato” al rango di vassoio.
I singoli manici dei coltelli simulano ghiacciai d’alta quota, mentre “a valle” il grana si propone in frammenti pregiati tutti da assaporare.


Il macinapepe che, forse, ti aspetti…

Il tradizionale macinapepe appare a tratti celato alla vista, regalando però a “Déjà-vu” una forte carica evocativa: rimane come traccia, è “la coscienza” dell’oggetto che ci accompagna e ci rassicura.
Ne risulta un prodotto che dialoga con la contemporaneità senza perdere la memoria di sé.


Stampi per biscotti dal gusto “monumentale”

Gli stampi dei biscotti danno forma ai più noti monumenti delle capitali europee, che diventano icone fuori scala all’interno di un quadretto-contenitore illustrato con la planimetria urbana.
Sono elementi riconoscibili di una mappa mentale probabilmente collettiva, momenti condivisi di incontro, orientamento e identità.


Un set da bar per una pausa caffè “che non fa una piega”

Un aeroplanino porta-bustine di zucchero e un uccellino porta-tovaglioli sembrano fermarsi quasi per caso sul tavolo, mentre un libro aperto con orecchio-promemoria cattura tra le sue pagine il menù del giorno.
Gli origami si pongono così “al servizio” di tutti i baristi che vogliono strappare un sorriso ai loro clienti, riportandoli con la memoria ai giochi di un tempo.



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