Il mago di Oz
Il progetto è totalmente integrato nella natura, sia fisicamente che simbolicamente: l’hotel accompagna il declivio della collina, lo segue e da esso – letteralmente – prende anche forma. Con il paesaggio si instaura infatti un dialogo serrato, giocato con consapevolezza tra la natura e la sua rappresentazione, tra realtà e artificio, tra costrutto mano e immagine mentale, alla ricerca di una mimesi denunciata solo da alcuni puntuali “indizi” architettonici. La collina viene così metaforicamente ridisegnata “a bassa risoluzione”: le sue linee di livello perdono in nitidezza, sfumano e, apparentemente sgranando, diventano linee spezzate che delimitano il nuovo intervento. E’ l’architettura che qui si inserisce nel paesaggio ad alta qualità, ma con diversi livelli di sfocatura progettuale. Dalla nitidezza dei due volumi principali, gli unici che svettano oltre il livello stradale definendo un “muro vegetale” e un “giardino di cor-ten” traforato (simulazione artificiale della parete verde prospiciente), alla dispersione delle singole camere nelle terrazze sottostanti, fino alla completa integrazione della SPA nell’ambiente naturale.