Visita a domicilio
“Trovare il punto dove finisce il mare… cercare quelle note invisibili che stanno tra i diesis e i bemolle, nello spazio di tutti e di nessuno…credere che se la voce non arriva dall’altra parte di un tubo – dopo centinaia di metri – è forse per un piccolo foro da cui lei scappa e si disperde. Un discorso tra due sole persone, un orecchio che aspetta inutilmente, e la voce che se ne va… […nei libri]. I computers sono strumenti vivi, fino a quando non “muoiono”. Il lume di una abat-jour rischiara, ma a vol te offusca. Delle pantofole accolgono nel nostro mondo…sono le NOSTRE pantofole: portano a scorgere la nostra intimità, le nostre abitudini, i nostri tic. Il tutto in un ambiente sensuale dove il vedere e il non vedere si fondono: per alcuni è un vedere filtrato, proiettato o spezzettato…. per altri è SOLO un “non vedere”, perché crea una scena fatta di allusioni. O illusioni?!” Questa l’installazione messa in scena durante “Intimacy” nel 2003: è lo studio che si è trasferito momentaneamente a Firenze, invitando gli amici a una “visita a domicilio”