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“Dimenticare a memoria”… una piazza che si costruisce sulla memoria, in equilibrio con la contemporaneità: senza negare le evoluzioni subite negli anni, né gli edifici che vi sono stati costruiti, né le esigenze veicolari che caratterizzano le città attuali, ma richiamando l’unità originaria.
L’unitarietà è ottenuta uniformando la superficie con un unico materiale che avvolge, sottolinea, valorizza gli edifici esistenti. Si persegue così l’antica idea di piazza: modificando poco, ma cambiando percettivamente tutto!
Il segno che serve a riunire le due piazze (oggi divise) è una distesa continua di terra stabilizzata, che richiama gli interventi di land art perché profuma di sogno, racchiude una dimensione emotiva, gioca su un colore – il rosso – creando una sorta di “territorio passionale” e amplifica la dimensione della piazza come luogo d’incontro collettivo. In questa atmosfera rarefatta, in cui tutto sembra favorire una sorta di “rallentamento temporale” in contrapposizione alla velocità moderna, la valorizzazione dei tempi lenti è perseguita in modo consapevole, senza negare i flussi veicolari dei trasporti pubblici che si insinuano nello spazio della piazza, guidati da una trama di pavimentazioni studiate a doc, che li indirizzano mediando tra la piazza stessa e la città.