Evolutive Space

Evolutive Space è un’aula per l’apprendimento aperta a nuovi stimoli e in continuo cambiament0; essa sconvolge l’ insegnamento tradizionale poiché è stata concepita come uno spazio in cui l’apprendimento è determinato dall’emergere di mutevoli sensazioni. Evolutive Space interagisce e vive, non è più un semplice involucro ma quasi utero materno che cambia a seconda del tempo e delle istanze, è un progetto dinamico e pronto alle nuove sfide dell’apprendimento futuro.
La ricerca è nata dalla constatazione di come lo spazio scolastico attuale e il sistema di apprendimento, siano ormai logorati nella loro struttura più profonda e non solo formale; non dunque una semplice rivisitazione spaziale dell'”oggetto aula”, ma una vera e propria riflessione critica sulle dinamiche e sulle modalità dell’insegnamento. La partecipazione ed il coinvolgimento in prima persona di ogni discente, condotto all’interno di una multisensorialità spontanea e totale e non più semplice uditore di una lezione preconfezionata, è fondamentale.
L’intento è quello di far partecipare un gruppo d’apprendimento ad un’esperienza situazionale; mediante il coinvolgimento di più sensi si è cercato di portare l’individuo ad un “grado zero”, mettendo in discussione ogni luogo comune e annullando gli stereotipi codificati della società, (tra cui lo stesso rapporto di “sudditanza” alunno-docente).
In tale ottica la figura dell’insegnante non è più l’apice di una struttura gerarchica piramidale, quanto una guida, un compagno a pieno titolo, in un rapporto spontaneo e di totale fiducia.
Lo spazio e la sua percezione hanno un ruolo fondamentale nella definizione di tali relazioni: spazi con forti assialità, come quelli che siamo stati abituati a conoscere durante l’iter scolastico, ribadiscono il distacco culturale tra alunno e insegnante ed hanno ripercussioni sull’apprendimento individuale.
La struttura si articola in una sequenza di archi a sezione tubolare di varie tipologie, irrorati da un gran numero di distanziatori che, attraverso un doppio livello di scorrimento, garantiscono deformazioni spaziali avvertibili all’interno e percepite all’esterno.
Si può notare, infatti, come alle micro-deformazioni, assicurate da molle elastiche montate su piastre di trasmissione ed attivate dalla pressione esercitata durante l’investigazione tattile dello spazio si possono associare anche macro-deformazioni, realizzate tramite movimenti calibrati applicati su ciascun perno di trasmissione, attivabili tramite comandi meccanici.
L’individuo, posto al centro dell’esperienza sensoriale, può modificare lo spazio, percependo un tepore più o meno intenso grazie ad una schermatura superficiale accostata a cuscinetti di gel ad accumulo-trasmissione termica.
Lo spazio per l’apprendimento risulta quindi totalmente deformabile e sicuramente il progetto rivive, in questo senso, le esperienze dell’architettura pneumatica di Alviani, in cui già si intravedeva la coscienza del concetto di deformabilità, fin da allora considerata come adeguata risposta a quella “multivariabilità di fabbisogni spaziali” che si esprime nella quotidianità di ogni esperienza.
Altro elemento introdotto sono display pieghevoli, pensati come schermi che avvolgono l’aula e consentono di cambiare il contesto iconografico in base al tipo di attività svolta. Uno schermo come una lavagna, ma flessibile come una tenda.
Si tratta di schermi a quarzi liquidi, leggeri e arrotondati, ma dotati di particolare resistenza, provenienti dalla ricerca del CDT (Cambrige Display Tecnology); il materiale plastico usato può essere modificato cromaticamente punto per punto, offrendo una resa luminosa stabile senza bisogno di retroilluminazione. E’ molto importante sottolineare inoltre come, a differenza degli schermi LCD, questi schermi possano essere osservati da qualsiasi angolazione La realizzazione con polimeri morbidi permette inoltre la libera modellazione dello spazio confinato.
Questo “abito mediatico” ad elevato grado di interattività si adatta alle diverse esigenze e situazioni.
Il coinvolgimento dei singoli, portati al massimo livello di partecipazione, si attua a tre livelli: visivo, grazie agli schermi, tattile, stimolato dal calore intrinseco alle pareti ed infine spaziale, modificabile attraverso i pistoni.
Attraverso spazi evolutivi ed evoluzioni dello spazio, favorendo il processo di crescita reciproca tra alunno e insegnante, parliamo di spazio e percezione, ponendo finalmente il singolo individuo in un ruolo di attore protagonista senza che si trovi isolato in un “tunnel tecnologico”, ma condividendo passo per passo il processo di apprendimento.

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