Alberto Rosselli

La mostra ha ripercorso l’opera di un architetto e designer milanese che ha segnato profondamente la cultura progettuale del dopoguerra, pur nei modi silenziosi e riservati che lo hanno sempre connotato.
La direzione attenta di “Stile Industria”, le puntuali lezioni universitarie e la proposta di progetti innovativi e coraggiosi ne testimoniano ancora oggi la rilevanza sia a livello teorico che progettuale.
Alberto Rosselli è stato tra i promotori-fondatori dell’ADI (Associazione per il Disegno Industriale), è stato tra i primi ad interessarsi e a parlare di “disegno industriale”, ma ha anche operato una svolta nell’insegnamento universitario impostando la didattica su rigorosi criteri di metodo e introducendo il concetto di progettazione come processo decisionale. Il suo contributo è stato determinante nella fondazione dell’Area Tecnologica della Facoltà di Architettura di Milano, che ha potuto da quel momento contare su una forte struttura concettuale di riferimento.
A livello progettuale Alberto Rosselli ha svolto un’indagine con una forte impronta sociale: il suo sguardo, sempre volto a cogliere le reali esigenze dell’utente, riusciva a tradurle in soluzioni tecnologiche e materiche di esemplare semplicità.
Per lui il designer doveva “essere un deputato dei consumatori presso la produzione. Colui che ne interpreta i desideri stando come il Consigliere del Principe: accanto a lui, ma non sotto di lui”.
Proprio dall’attenzione dell’uomo nei confronti dell’Uomo e dalla costanza rigorosa e scientifica con cui era portata avanti una simile ricerca, scaturisce la qualità di un progetto che riusciva a incidere realmente sui modi di vivere.
La spiccata predilezione per soluzioni aperte e flessibili testimonia tuttora il tentativo metodico con cui Rosselli ha cercato di perseguire e coltivare “l’incertezza come valore progettuale”.
La mostra ha riproposto Alberto Rosselli dopo un lungo periodo di silenzio “storico”: per vari motivi la sua figura non era stata ancora studiata accuratamente. Il lavoro svolto, di ricostruzione e documentazione dei progetti, ha voluto così testimoniare una ricerca di indiscutibile rilievo, che si pone come memoria di un recente passato e come fonte di insegnamenti ancora estremamente attuali.
In questa occasione lo studio ha gestito la parte curatoriale della ricerca, ma ne ha anche seguito l’impaginazione grafica e ha progettato un allestimento “su misura”, pensato come un “Talking office” riaggiornato a quote diverse per esporre al meglio ogni tipologia di oggetto: in questo modo ogni elemento è stato collocato esattamente dove l’uso quotidiano lo avrebbe posto. L’intera iniziativa è stata portata avanti con la collaborazione della famiglia Ponti-Rosselli: Lisa, Giovanna e Paolo ci hanno offerto un importante supporto per ricostruire al meglio la figura del cognato marito e padre. Ed ancora oggi ricordiamo con estremo piacere le giornate passate nell’archivio fotografico di Paolo o nell’ ”archivio della memoria” di Lisa e Giovanna, tra un Boetti “appuntato” al muro e un bicchiere “colorato” di mirto.

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